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03 gennaio 2012

A volte ritornano, purtroppo!

Iniziai l'anno scorso con un post di grande speranze per me sul futuro dei sacchetti in plastica, anche se scettica ma orgogliosa del fatto che finalmente l'Italia era all'avanguardia in qualcosa che riguardasse l'ambente, siamo stati citati su diverse testate straniere, dall'Huffington al Guardian, dal Telegraph alla BBC e seguiti da altri paesi europei, insomma avevamo fatto da apripista. Anche se col passare del tempo non tutti si erano adeguati io continuavo a seguire e monitorare la situazione (Sacchetti di plastica). Poi passa il 2011 e la prima notizia del nuovo anno che mi colpisce è: "Sparisce dal decreto Milleproroghe la norma che imponeva l'obbligo di utilizzare shopper ecologici"approfondisco ed anche il Fatto Alimentare Titola "La mancata rivoluzione dei sacchetti biodegradabili. In commercio si trova di tutto di più" . Sconvolta, io come penso quasi tutte le associazioni ambientaliste, prima fra tutte Legambiente, questo il testo che appare sul loro sito:
Dal Milleproroghe sparisce la norma che imponeva l'obbligo di utilizzare gli shopper ecologici e la decisione non manca di far nascere la polemica tra associazioni ambientaliste. FareAmbiente, Movimento ecologista europeo, plaude per bocca del suo presidente Vincenzo Pepe, con la "decisione del governo di togliere dal decreto Milleproroghe la norma che imponeva l'obbligo di utilizzare solo gli shopper cosiddetti ecologici, perché a mio avviso, sono tutto tranne che questo'', ma poi attacca la posizione di Legambiente, favorevole ai sacchetti biodegradabili.

''Mi stupisce - dice infatti il presidente di FareAmbiente - che una grande associazione ambientalista come Legambiente abbia invece preso una posizione assolutamente a favore di prodotti che utilizzano mais come materia prima sottraendo così immense coltivazioni all'alimentazione umana e animale''. ''Legambiente sembra sostenere un ambientalismo a modo suo, - critica Pepe - ipotizzando tra l'altro oscuri interessi lobbistici. La verità è che non sono solo gli shopper a base di mais a essere biodegradabili, esistono anche appositi additivi certificati che aggiunti alla normale lavorazione degli shopper classici danno gli stessi risultati''.

Chiamata in causa Legambiente fa replicare il suo vice presidente, Stefano Ciafani "L'italia ha un nuovo primato internazionale, dopo quello relativo al bando dei sacchetti usa e getta tradizionali: gli unici ambientalisti favorevoli ai sacchetti di plastica. Non ci risulta infatti che esistano al mondo ambientalisti, veri o presunti, schierati a favore dell'uso dei sacchetti di plastica in polietilene, come quelli fatti con gli additivi chimici che sarebbero stati banditi con l'articolo del mille proroghe che poi è stato fatto sparire in modo subdolo da una 'manina' all'insaputa dei ministri Clini e Passera".

Secondo Legambiente "l'alternativa delle bioplastiche è una grande innovazione che va conosciuta nei dettagli prima di dare giudizi sommari. Sostenere che la loro produzione affami il mondo perché toglie spazio alle colture alimentari vuole dire non conoscere il settore, che usa anche materiali vegetali di scarto che non avrebbero altri utilizzi. Affama il mondo, continua Legambiente, chi usa i terreni agricoli prima destinati ad uso alimentare per riconvertirli a produzioni alternative come quelle energetiche o industriali. Basta evitare questo grave errore e non si affama nessuno, anche perché ci sono molti terreni marginali, incolti o abbandonati, che possono essere utilizzati per queste nuove attività".

Contraria alla soppressione della norma anche la ex ministra dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo " Se il 31 dicembre dello scorso anno, l'unica notizia sull'Italia data dalla BBC era che il nostro era il primo paese plastic bag free, dice la Prestigiacomo, dopo 12 mesi la lobby dei plastificatori, che evidentemente ha agganci potenti all'interno dei ministeri, può esultare, in barba alla qualità dell'ambiente. La battaglia contro la dispersione dei sacchetti di plastica - che ha reso l'Italia protagonista in Europa e sta stimolando l'UE ad adottare una più rigida normativa comunitaria - ha subito una grave battuta d'arresto. Purtroppo quando cambiano i governi, come spesso accade, c'è chi ne approfitta per fare marcia indietro".





Insomma, alla fine vorrei ricordare a semi-ambientalisti e lobbisti che i risultati di questa soluzione vanno a toccarci da vicino, i milioni di sacchetti non biodegradabili che si consumano ogni anno finiscono nuovamente nelle nostre tavole nascoste in un pesce o vanno a formare isole di spazzatura come quella che ormai tutti conosciamo e di cui si è parlato anche alla trasmissione "E se domani..." o contribuiscono alla morte di tartarughe e cetacei, non vi sembra ancora neanche questa una buona ragione per tornare indietro? Se il buon senso non tocca chi dovrebbe metter mano alla norma che almeno raggiunga i milioni di consumatori che ricordino che legge o non legge a far la spesa ci si va con la SPORTA. Io vorrei creare una petizione per chiedere al Ministro dell'Ambiente Clini ed al Ministro dello Sviluppo Passera pongano rimedio a questo errore in breve tempo, che ne dite?

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