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09 novembre 2010

Rifiuti e crisi economica

Nel bel mezzo di una delle più grandi crisi economiche degli ultimi decenni, in un quadro che vede milioni di famiglie alle prese con il tentativo di arrivare a fine mese, o almeno questo è quanto emerge dalle notizie ascoltate al telegiornale, ci sono due o tre articoli che lasciano un pò perplessi e che riguardano da vicino sia i rifiuti che la situazione economica. Ebbene a smuovere le mie povere celluline grigie (per dirla alla Poirot) è stato per primo il Messaggero, che a maggio di quest'anno titola "L'iPad è sbarcato è sbarcato in Italia, fila notturna all'Apple Store di Roma Est (che per chi non lo conoscesse è uno dei milioni di centri commerciali che circondano la Capitale), e già lì mi son chiesta com'è possibile in tempo di crisi e di recessione che milioni di italiani possano (scegliere) permettersi un giocattolino da 500/600 euro? Ho provato a lasciar cadere l'elucubrazione ma, come tutti i misteri irrisolti, mi è tornata alla mente leggendo prima ADNKRONOS da cui apprendo che buttiamo mediamente 10KG di abiti procapite nel secchione, rifiuti non recuperabili, che andranno a) per sempre ad inquinare l'ambiente b) indurranno colui che li aggettati a recarsi al primo centro commerciale per acquistarne di nuovi (che poi metterà una sola volta e getterà di nuovo in un bellissimo fashion-loop) e poi un'ansa (non di fiume) che nel presentare il fatto certamente positivo che quest'anno sono stati raccolti correttamente circa il 29% di rifiuti elettronici in più dello scorso anno, togliendoli quindi dalla strada, ma resta di fatto che questo equivale a dire che ognuno di noi ne ha prodotti circa il 4% (questo sempre alla faccia della crisi economica, quanti di noi ogni anno quindi comprano e cambiano tv, telefoni, computer e così via, magari ancora utilizzabili?)
Comunque, un'esempio preso da uno di questi articoli, tanto per rendere l'idea:
Un chilo di abiti usati raccolti riduce di 3,6 kg le emissioni di CO2, di 6.000 litri il consumo di acqua, 0,3 kg di fertilizzanti e 0,2 kg di pesticidi, che per me significa che se non venissero gettati via, ma magari regalati, anche in parti le emissioni di CO2 sarebbero ancora meno!!

Il discorso è lungo, e forse barboso, ma il problema torna ad essere non tanto quello del riciclo ma del ricordare che la catena è composta da almeno 3R, di cui la prima è RIDUCO, compro solo quello che è necessario e soprattutto possibilmente quello che poi può tornare a nuova vita. Basta con questo vortice di consumismo che non serve a rimettere in moto l'economia, non serve a farti vivere meglio se non finchè ciò che avrai comprato sarà superato (ovvero uno/due mesi) e soprattutto non serve a farti risparmiare soldi che domani potrebbero servirti per comprare qualcosa che veramente occorrerà a te o ai tuoi figli
Beh, fine dello sfogo, AMEN!

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